Da ieri, per la prima volta, dopo la telefonata tra il presidente Al-Sisi ed il premier Conte, “l’Egitto coopererà pienamente con le controparti italiane nelle indagini, cercando di giungere alla verità” sul caso di Giulio Regeni. Lo riferisce il portavoce della presidenza egiziana, l’ambasciatore Radi.
I pm di Roma che indagano dal 2016 sull’uccisione di Regeni (ricercatore italiano), ritrovato senza vita lungo l’autostrada nel deserto, tra la capitale egiziana ed Alessandria, notificheranno la chiusura dell’inchiesta entro il 4 dicembre, termine previsto dalla legge. I sospettati del sequestro e dell’omicidio del giovane italiano sono 5 agenti della National Security egiziana. L’Egitto non ha ancora comunicato il domicilio degli indagati, una protezione che adesso dovrà fare i conti con la chiusura delle indagini da parte dei pm romani. Per i 5 agenti verrà chiesto il processo con l’accusa di omicidio, che si celebrerà anche in caso di mancata collaborazione da parte del Cairo. L’ultima occasione per collaborare, per il presidente Al-Sisi che ha sempre proclamato la massima disponibilità, dimostrando, nei fatti, l’esatto opposto.