Il governo etiope ha lanciato l’ultimatum: le milizie del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (TPLF) hanno 72 ore per arrendersi prima dell’assalto a Macallè, la capitale della regione. Il primo ministro del Paese, Abiy Ahmed, ha specificato che la resa incondizionata è l’unica possibilità che i ribelli hanno per “prevenire ulteriori uccisioni e la distruzioni della città”.
In Etiopia, dal 4 novembre, è in corso una guerra civile tra il governo federale e quello regionale del Tigrè. Entrambe le parti accusano l’altra di atrocità e di blocco degli aiuti umanitari. Le agenzie di Onu e Unicef hanno stimato la morte di centinaia di persone dall’inizio del conflitto e circa 34.000 rifugiati già fuggiti nel vicino Sudan. Gli scontri sono cominciati quando il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha annunciato un’offensiva militare, in seguito al disconoscimento dell’autorità del governo centrale da parte del governo Tigrè. La decisione unilaterale dei ribelli di eleggere un’amministrazione regionale ha acuito le tensioni già presenti, legate all’esclusione dal governo federale del TPLF, partito dominante della regione.