Alla fine del 2020 il rapporto tra debito pubblico e Pil italiano raggiungerà il 158%, un grosso divario rispetto alla fine del 2019 in cui il rapporto risultò pari al 134,8%, lo prevede la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, prodotto dal Ministero dell’Economia italiano. Il livello al quale il debito italiano si assesterà era stato superato solamente nel 1919, nel cosiddetto “biennio rosso”, quando le spese della Prima guerra mondiale si fecero sentire. Un aumento così rapido ed esponenziale del debito non si verificava dagli anni ’70, quando il rapporto debito/Pil aveva registrato una crescita poderosa a causa delle spese per sanità e pensioni.
Nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza – strumento di programmazione che indica la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine, si ipotizza che il debito pubblico tornerà sotto il 130% del Pil solo alla fine del decennio. L’Italia attualmente, si trova al 5° posto tra i paesi più indebitati del mondo dopo Giappone (238%), Grecia (182%), Barbados (157%) e Libano (147%).
Il debito pubblico è il debito contratto da uno Stato per far fronte al proprio fabbisogno. I titolari del debito pubblico, ossia i creditori dello Stato in questione, sono tutti quei soggetti che hanno finanziato lo Stato in qualche maniera. Grazie al debito pubblico ogni Stato finanzia la propria crescita economica, i servizi che offre ai cittadini, gli investimenti: per questo motivo una corretta gestione del debito pubblico è fra i più importanti compiti di ogni governo.