I governi del mondo stanno “raddoppiando” i combustibili fossili nonostante l’urgente necessità di ridurre le emissioni di carbonio per affrontare la crisi climatica. Lo ha rilevato un rapporto delle Nazioni Unite. I ricercatori affermano che la produzione dei combustibili fossili dovrà diminuire del 6% all’anno, fino al 2030, per rispettare gli obbiettivi dell’accordo di Parigi (mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C). Tuttavia, le nazioni stanno pianificando un aumento nella loro produzione del 2% annuo ed i paesi del G20 gli stanno fornendo più finanziamenti (50% in più), rispetto a quelli destinati all’energia pulita.
La valutazione della futura produzione di combustibili fossili si basa sui più recenti piani energetici pubblicati da 8 paesi chiave (producono il 60% delle emissioni globali): Stati Uniti, Cina, Canada, India, Indonesia, Russia, Australia e Norvegia. Il rapporto ha creato una coalizione di ONG, che ha scritto al primo ministro britannico, invitandolo a “mostrare leadership climatica”. Boris Johnson, infatti, ospiterà un vertice critico delle Nazioni Unite sul clima nel novembre 2021.