Un quarto del suolo italiano è degradato e la tendenza è al peggioramento, lo rivelano dei rilevamenti condotti da Ispra a partire dal 2012. Gli indicatori utilizzati indicano una tendenza negativa, specie in quelle regioni che negli ultimi anni sono state interessate da processi più intensi di crescita urbana. Ad allarmare, la Sicilia, la regione che a Sud riporta gli indicatori peggiori relativamente allo stato di salute dei suoli. A Nord, preoccupa invece il Veneto, “che – come riporta Legambiente – sta scontando gli effetti dell’onda lunga del consumo di suolo dovuto a crescita di infrastrutture e insediamenti”. In generale, la situazione appare critica in tutti quei settori in cui l’agricoltura è condotta in modo intensivo. In tutta Italia il suolo degradato rappresenta il 24,37% del totale, con punte del 26,8% nel nord-ovest del Paese.
I dati sono stati diffusi oggi nell’ambito del progetto europeo Soil4Life, in occasione della Giornata Mondiale del Suolo che si terrà domani 5 dicembre. Un evento commemorativo nato dalla necessità di focalizzare l’attenzione su un problema che attanaglia ormai tutto il pianeta. Il suolo è una risorsa non rinnovabile da cui dipende la qualità della vita delle società umane e l’intera biodiversità. Solo in Italia nel 2019, al ritmo confermato di 2 metri quadrati al secondo, sono stati sigillati altri 57 km quadrati di suolo, e il suo consumo è solo la punta dell’iceberg.