In Colombia c’è stata un’altra sparatoria ai danni di un gruppo di indigeni della comunità Nasa. Non si tratta del primo attacco, e probabilmente non sarà neppure l’ultimo. L’assalto è avvenuto nel comune di Santander de Quilichao, nel sud-ovest del Paese, per mano di un commando armato. Il bilancio dei morti è per ora di 4 persone uccise, diversi feriti e altri due indigeni ricoverati in ospedale.
A cosa sono dovuti questi scontri? Perché gli indigeni vengono ammazzati? Secondo l’Istituto di Studi per lo Sviluppo e la Pace (Indepaz), ogni 27 ore un “leader sociale” indigeno è assassinato. Già a metà dello scorso anno ne sono stati uccisi 36 appartenenti alla comunità Nasa. L’espressione “leader sociale”, in Colombia, non ha una connotazione unica e specifica. Comprende, in generale, qualsiasi individuo abbia a cuore la difesa dei diritti umani, civili e politici. Indigeni, contadini, afro colombiani, giornalisti e tutte le categorie esistenti, a patto che dietro ci sia una lotta per la restituzione delle terre usurpate, ad esempio, l’opposizione alle multinazionali o alle deforestazioni. Ad opporsi alla loro leadership, però, ci sono gruppi di interesse economico e politico, che spesso utilizzano i paramilitari per garantire i propri interessi, quasi sempre collegati al traffico illecito di droga ed allo sfruttamento del territorio. A questo si aggiunge lo storico conflitto tra il governo colombiano e i ribelli delle Farc (gruppo armato attivo dagli anni ’70) gruppo ormai in smobilitazione, che ha lasciato molti dei territori un tempo controllati – specie nelle zone indigene – in balia della malavita.
L’Onu ha chiesto al governo maggiore protezione nei confronti dei leader sociali, per evitare morti come quella di Gloria Ocampo, uccisa a 37 anni, mentre era impegnata in un programma di riconversione delle coltivazioni illecite di coca. Al suo, si aggiungono circa 400 omicidi commessi negli ultimi tre anni, a fronte dei quali la giustizia colombiana ha emesso appena 22 sentenze di condanna. Anche i media colombiani contribuiscono a far scivolare questi omicidi nell’indifferenza, parlando spesso di morti accidentali. Una delle cause è l’assenza dello Stato nelle zone più ai margini del paese. Si aggiunge l’alto tasso di disoccupazione e la difficoltà nell’attuare un piano educativo e sanitario. In questo modo i gruppi criminali hanno di fatto la strada spianata.