Ancora nessuno stop da parte del governo ai sussidi alle fonti fossili. A denunciarlo, Legambiente con un nuovo rapporto. I sussidi in questione rientrano nella categoria dei sussidi ambientalmente dannosi e – secondo i calcoli dell’associazione – sono stimabili in 35,7 miliardi di euro. Le agevolazioni, di cui buona parte, oltre 23 miliardi, è destinata alle imprese, comprendono: finanziamenti diretti a centrali che utilizzano fonti fossili e sconti su tasse per ampi utilizzi di benzina, gas e gasolio. Ma anche finanziamenti ad autostrade, a impianti per la fertilizzazione e fondi per la ricerca su carbone, gas e petrolio. La quota più rilevante dei sussidi diretti – evidenziano poi nel rapporto – riguarda il settore dei trasporti, seguono l’energia e l’agricoltura.
L’Italia, occupando la 27esima posizione, ha perso punti nel Climate Change Performance Index 2021, l’indice che valuta e confronta le politiche climatiche di 57 paesi. Secondo Legambiente, i miliardi di euro attualmente impiegati come sussidi ecologicamente dannosi, potrebbero essere invece investiti in innovazione ambientale. Nonostante sia stata istituita una Commissione apposita, gli impegni non sarebbero stati rispettati. Pertanto, l’associazione rinnova la richiesta di inserire nel Recovery Plan la cancellazione di tutti i sussidi alle fossili entro il 2030, maggiore trasparenza e lo stop immediato ai sussidi diretti alle fonti non rinnovabili e per lo sfruttamento dei beni ambientali.