Dopo una lunga maratona notturna, i capi di Stato e di governo hanno raggiunto l’intesa: entro il 2030 l’Unione Europea ridurrà le emissioni nocive di “almeno il 55%” rispetto ai dati del 1990. La trattativa, che prevede una percentuale maggiore rispetto all’iniziale 40%, mira a rendere l’Europa il primo continente a zero emissioni nette entro il 2050 inserendola nel Green Deal, il circolo virtuoso tra ambiente ed economia. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Charles Michel, che ha annunciato contestualmente la volontà di rendere l’Europa leader nella lotta contro il cambiamento climatico non solo a livello del singolo Paese, ma collettivamente. L’accordo è il risultato di una lunga notte di negoziati, resi particolarmente complessi per le richieste di contropartite finanziarie dai Paesi più ritardatari sul fronte ambientale. Primo fra tutti la Polonia, grande utilizzatrice di carbone, che ha lottato fino all’ultimo affinché i paesi meno ricchi fossero chiamati a minori sforzi ambientali, affermando il principio del calcolo del target nazionale sulla base del prodotto interno lordo.
Non esenti dalle discussioni anche Turchia e Brexit: decise misure per le esplorazioni petrolifere della prima, previsto invece un fallimento delle trattative sull’asse Bruxelles-Londra.