Secondo delle stime, il web produrrebbe all’anno circa un miliardo e 850 milioni di tonnellate cubiche di CO2. Se fosse una nazione sarebbe quindi la quarta più inquinante al mondo, dopo Cina, Stati Uniti ed India. Ogni utente di Internet produce circa 400 grammi di anidride carbonica e lo streaming video, da solo, è responsabile dell’emissione di 300 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Il danno maggiore lo fanno però i computer, da tavolo o portatili, ai quali va attribuito circa il 40 per cento dei consumi. Segue l’infrastruttura del Web, server e data e center, che vale un altro 30 per cento.
Secondo la BBC, l’impronta di carbonio di un’email è di 4 grammi mentre quella dell’invio di un messaggio tramite WhastApp o Messenger sarebbe di poco inferiore. Meglio gli SMS, ogni messaggio genera infatti solo 0,014 grammi di CO2. Poi ci sono le ricerche online, quelle su Google genererebbero globalmente 12,542 tonnellate di CO2 al giorno. Nel 2010, le emissioni di CO2 di Internet erano nell’ordine delle 300 milioni di tonnellate. Oggi il valore è sei volte maggiore. Per questo il Montreal Institute for Learning Algorithms (Mila) ha sviluppato CodeCarbon, un software in grado di stimare l’impatto ambientale del digitale. Nella speranza che un domani – affermano gli sviluppatori – diventi d’obbligo dichiarare quanto consuma un servizio digitale o un data center e quanto CO2 producono.