Quella dei No Tav è una battaglia che va avanti da oltre trent’anni e che è ripresa proprio negli ultimi giorni. Centinaia di manifestanti si sono radunati al campo sportivo di Giaglione, in Val di Susa, tra cui molti giovani e gruppi provenienti anche da altre città d’Italia, con un obiettivo comune: marciare per i boschi della Valsusa contro l’allargamento del cantiere. I lavori di cui stiamo parlando sono quelli intrapresi per allargare il cantiere Tav di Chiomonte (Torino), sui terreni acquisiti da Telt a inizio novembre a Giaglione. Si tratta di lavori finalizzati alla realizzazione del nuovo svincolo sull’A32 Torino-Bardonecchia. I manifestanti hanno dichiarato di volersi opporre alla devastazione della Val Clarea e alla militarizzazione del territorio.
Il progetto della line ad alta velocità Torino-Lione è al centro di un acceso scontro fra chi pensa che l’opera sia necessaria allo sviluppo del paese e chi la ritiene, invece, costosa e dannosa per l’ambiente.
Gli obiettivi che la Tav si prefigge sono di diversa natura. Economici, ad esempio, per rendere più competitivo il treno per il trasporto di persone e merci. Ambientali, per ridurre il trasporto per strada. I no Tav pensano, al contrario, che per quanto possano essere validi gli scopi, non siano realizzabili con il progetto proposto, reputato uno spreco di soldi pubblici.