Olio di palma sintetico per ridurne l’impatto ambientale, è questa l’idea di una start-up di New York, C16 Biosciences. I rifiuti alimentari e i sottoprodotti industriali, grazie all’utilizzo di microbi geneticamente modificati, vengono convertiti in un prodotto chimicamente molto simile all’olio di palma naturale. La ricerca è ancora in una fase pre-commerciale, ma ha destato già molto interesse. All’inizio di quest’anno la start-up newyorkese ha ricevuto, infatti, un investimento di $20 milioni da Breakthrough Energy Ventures, un fondo sostenuto da Bill Gates.
Secondo il WWF, l’olio di palma è una delle principali cause della deforestazione in tutto il mondo. Il Borneo e l’isola indonesiana di Sumatra le più colpite. Solo in quest’ultima si stima che oltre 123mila chilometri quadrati di terreno siano dedicate alla coltivazione della palma da olio. A farne le spese è la biodiversità. L’habitat dell’orango è stato decimato e la specie protetta è sempre più vicina alla soglia dell’estinzione. Solo nel Borneo, tra il 1999 e il 2015, la popolazione di oranghi sarebbe diminuita di 100mila esemplari. Dall’industria biotecnologica, quindi, una possibile soluzione alla devastazione della foreste pluviale. L’alternativa sintetica non comporta, infatti, né incendi né disboscamento. L’olio di palma naturale e dannoso per l’ambiente potrebbe così essere sostituito in tutto e per tutto: da shampoo, saponi, detergenti e rossetti, a prodotti alimentari come pane confezionato, biscotti, margarina, gelato e cioccolato.