Nel 2020 oltre 3100 persone sono morte sulle rotte migratorie nel mondo, secondo il progetto Missing Migrants dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Il progetto traccia gli incidenti che coinvolgono migranti – inclusi rifugiati e richiedenti asilo – morti o scomparsi durante il processo di migrazione verso una destinazione internazionale. Quest’anno – nonostante i limiti agli spostamenti imposti dalla pandemia – ha registrato 3174 morti sulle rotte migratorie, in calo rispetto ai 5327 del 2019. La diminuzione del numero di decessi, tuttavia, non è necessariamente un’indicazione che il numero di morti sia davvero diminuito. L’OIM, in un comunicato reso noto a Ginevra in occasione della Giornata internazionale dei migranti, ha sottolineato che il Covid-19 rende più difficile raccogliere dati sulle morti durante le migrazioni e monitorare rotte specifiche.
Finora la maggior parte delle vittime registrate – almeno 1773 migranti – ha perso la vita sulle rotte all’interno e verso l’Europa. Il numero è inferiore rispetto all’anno scorso, ma per alcune rotte l’OIM segnala un aumento delle vittime. Almeno 593 migranti sono morti sulle rotte verso le Isole Canarie della Spagna, numero in aumento rispetto ai 210 decessi nel 2019. Anche in Sud America si registra un aumento delle morti: si parla di almeno 104 migranti, la maggior parte venezuelani. Inoltre, il progetto Missing Migrants è a conoscenza di almeno 14 naufragi “fantasma” che avrebbero causato circa 600 morti, ma che non essere inclusi nei dati a causa di prove insufficienti.