1.500 chilometri di rotaie che attraverseranno il Messico dal sud fino ai Caraibi ad est. È questo il progetto annunciato dal Presidente Messicano Obrador. Il Treno Maya, un’opera importante, da realizzare in tempi brevissimi, che potrebbe costare tra i 6 e i 7 miliardi di dollari. L’opposizione dei popoli indigeni non si è fatta attendere. Secondo i membri del Consiglio Regionale Indigeno e Popolare di Xpujil, l’opera minerebbe il diritto all’ambiente pulito sancito dall’articolo 4 della Costituzione messicana. La valutazione d’impatto ambientale del progetto sembrerebbe confermare i loro timori. L’opera prevede, solo nella prima fase dei lavori, la deforestazione di 80 ettari di verde, una superfici pari a 1.120 campi di calcio. Il taglio – si specifica – sarà compensato da un programma di riforestazione e ripopolamento delle specie coinvolte.
L’impatto della costruzione delle rotaie, comunque, interesserà diverse riserve naturali dove vivono 280 specie di uccelli e 50 di rettili. Senza contare le conseguenze dei “poli di sviluppo” previsti attorno alle 19 stazioni della tratta. “Non vogliamo trasformarci in una nuova Cancún che già si è presa tutto il cibo che produciamo lasciandoci solo nuda foresta”, ha denunciato il leader indigeno Geno. I tribunali hanno respinto per due volte i ricorsi avanzati dai gruppi etnici locali. Un terzo, è stato mandato alla Corte Suprema ma se anche questo avesse esito negativo lo scontro si trasferirà probabilmente lungo la ferrovia.