Grandi quantità di particelle originate da processi biologici influenzano il clima agendo come nuclei di condensazione delle nuvole. Lo ha dimostrato uno studio condotto dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna. I ricercatori hanno condotto osservazioni continue per un decennio presso il Nepal Climate Observatory at Pyramid (in foto), a 5.079 m di quota. Qui è possibile, infatti, studiare la formazione del particolato lontano dalle sorgenti antropiche e capire le ripercussioni che questo ha sul clima. Nella valle himalayana – spiegano gli autori – i gas precursori di particelle sono composti organici emessi dalla vegetazione a quote più basse. Questi, grazie a dei processi fotochimici, vengono convertiti in composti a volatilità molto bassa che mutano in nuove particelle, poi trasportate nella troposfera libera.
Finora le stime sulla composizione atmosferica del periodo preindustriale hanno sempre dovuto fare i conti con la presenza di inquinanti antropici. In questo caso, invece, il processo osservato è probabilmente immutato dal periodo preindustriale ad oggi e può rappresentare una delle principali fonti che hanno contribuito all’aerosol in alta atmosfera da sempre. “Queste osservazioni – concludono i ricercatori – sono quindi importanti per stimare meglio la concentrazione di base nel periodo preindustriale per gli aerosol in tutta la regione. L’inclusione di tali processi in modelli climatici può migliorare la comprensione del cambiamento delle condizioni atmosferiche e la previsione del clima futuro”.