Nelle acque superficiali italiane sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio e nel 32,2% dei 2.795 punti monitorati in quelle sotterranee. Sono alcuni dei dati emersi dal Rapporto nazionale pesticidi nelle acque condotto dall’Ispra sui dati del biennio 2017-2018. Nel complesso le indagini hanno riguardato 4.775 punti di campionamento e 16.962 campioni. Sono state cercate 426 sostanze e ne sono state trovate 299. La classe maggiormente rinvenuta è stata quella degli insetticidi mentre si è registrato un superamento dei limiti per glifosato e fungicidi. Come in passato, i dati evidenziano poi la presenza di miscele nelle acque. Mediamente, in un singolo campione, sono state infatti rinvenute 4 sostanze, con un massimo di 56.
Le contaminazioni più diffuse – sottolineano nel rapporto – sono emerse ancora una volta nella pianura padano-veneta. Le cause sono da attribuire alle intense attività agricole nella regione, dalla particolare situazione idrologica dell’area, ma anche al fatto che le indagini sono generalmente più efficaci nelle regioni del nord. Le vendite di prodotti fitosanitari nel 2018 sono state pari 114.396 tonnellate. Dal 2009 al 2018 si è verificata una sensibile diminuzione delle quantità messe in commercio, indice di un minore impiego di sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria meno impattanti e dell’aumento dell’agricoltura biologica. Tuttavia, nelle acque superficiali la percentuale di punti con presenza di pesticidi è aumentata di circa il 25%, in quelle sotterranee di circa il 15%.