Scomparso dal 19 dicembre, Jorge Muñoz Saavedral è stato ritrovato senza vita tre giorni dopo. Avendo udito il rumore di una motosega, quel giorno, l’ambientalista peruviano era uscito per andare nella foresta nel tentativo di difenderla. A causa del suo attivismo, era già stato minacciato dalle ecomafie. Il corpo, con una ferita alla testa, è stato trovato dentro un sacco nel settore di Batan Grande, vicino al distretto di Pátapo. “La vittima era stata minacciata dai trafficanti di terra, persone legate all’estrazione illegale dalle cave nelle zone archeologiche – ha confermato a RPP Noticias Carlos Elera, direttore del Museo Nacional de Sicán – nonché da persone che abbattono foreste che lo stato protegge”.
L’ambientalista assassinato aveva passato gran parte della sua vita a proteggere il complesso Tambo Real, nel Parque Arqueológico de Batan Grande. Stiamo parlando di un’area di foresta in cui sono presenti circa 400 siti archeologici e dove crescono alberi endemici come il sapote e l’algarrobo. Il luogo è minacciato da anni da organizzazioni criminali dedite al disboscamento illegale e all’estrazione mineraria. Il Ministero dell’Ambiente del Perù (Minap) ha chiesto un’indagine approfondita, tempestiva ed efficace sulle cause e sui responsabili della sua morte. “Le azioni criminali di persone dedite all’estrazione e al disboscamento illegale, al traffico di specie forestali e al saccheggio del patrimonio archeologico a Batán Grande non devono rimanere impunite”, ha scritto il Minap condannando l’accaduto.