Nuovo record di overdose per gli Stati Uniti, che contano 81mila vittime in un periodo di dodici mesi, tra giugno 2019 e maggio 2020. I “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC) registrano infatti un nuovo picco di vittime dovute a oppioidi sintetici, prima causa di morte per overdose. Nella precarietà della pandemia emerge un aumento del 38,4% rispetto all’anno precedente dei morti per oppioidi sintetici (fentanyl in primis perché difficile da dosare), cui segue il 26,4% in più per uso di cocaina ed il 34,8% in più per consumo di metanfetamine. Preoccupante anche l’aumento di overdosi non fatali che, secondo i dati del Vermont Department of Health, ammontano al 137% in più rispetto al 2019. La cosiddetta epidemia degli oppioidi ha investito diverse comunità americane, sia nelle aree depresse del nord-est e del Midwest che nell’Ovest del Paese: simbolico l’esempio del New Hampshire, dove a un milione e mezzo di abitanti corrispondono 400 morti per droga.
Il fenomeno nasce da un’aggressiva campagna marketing attuata da case farmaceutiche a fine Novecento per promuovere prescrizioni di farmaci oppioidi a fini analgesici. Il fentanyl nasce proprio come farmaco nella terapia del dolore: consumato come droga soprattutto a partire dal 2013, ha registrato una fortissima diffusione contestualmente alla prima ondata del Coronavirus. La pandemia ha infatti esacerbato crisi d’ansia e depressione, cui si somma il ridotto accesso alle cure per chi soffre di dipendenza.