Il governo cinese è in guerra contro la principale azienda tecnologica del paese, Alibaba. Il colosso dell’e-commerce è stato messo sotto inchiesta per sospette pratiche monopolistiche. L’accusa è quella di aver richiesto un “accordo di negoziazione esclusiva” ai commercianti. Inoltre il 27 dicembre la Banca centrale cinese ha messo sotto indagine Ant Group, il braccio di Alibaba che gestisce la app di pagamento digitale Alipay, accusandolo di operare come una banca senza averne le autorizzazioni. Un doppio colpo che ha provocato il crollo in borsa: il titolo di Alibaba, ieri ha perso il 7,98% a Hong Kong, dopo il – 8,1% registrato nella seduta di giovedì.
Difficile non ricollegale la guerra di Pechino contro Alibaba alle recenti tensioni tra il Partito Comunista Cinese e il fondatore della società, Jack Ma. Durante una conferenza a Shangai, Jack Ma aveva accusato il governo di “concentrarsi solo sul controllo dei rischi e non sullo sviluppo”. Poche settimane dopo l’intervento dei vertici del Partito, che hanno annunciato misure per tenere a freno “la disordinata espansione capitalistica” incrementando gli sforzi anti-monopolistici. Pechino non intende permettere ai colossi tecnologici cinesi di creare un’oligarchia digitale. Uno scontro che coinvolge anche le altre grandi piattaforme cinesi. Nella seduta di ieri, 28 dicembre, il colosso del food delivery Meituan è crollato del 6,9% e perfino la concorrente di Alibaba, JD.com, ha perso il 2,1%.