Il 2020 si conclude con un record di respingimenti di migranti dall’Italia verso la Slovenia, avvenuti soprattutto durante la scorsa primavera. Secondo Altreconomia, stando ai dati ottenuti dal Viminale, tra il primo gennaio e il 15 novembre 2020 il nostro Paese ha infatti rimandato in Slovenia 1.240 persone, a loro volta respinte a catena fino ad arrivare nel territorio bosniaco. Qui, adesso, patiscono la fame e il freddo, lottando tra la vita e la morte. I migranti e i richiedenti asilo vivono in condizioni disumane, senza beni di prima necessità e spesso subendo violenze da parte della polizia
È una cifra molto alta, soprattutto se confrontata con quanto accaduto nello stesso periodo del 2019: 237 respingimenti, che significa un più 423% nel 2020. Perché la situazione è precipitata proprio in primavera? Con il pretesto del Covid-19, le autorità italiane hanno intensificato le “riammissioni” forzate. Il 15 maggio 2020, infatti, il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, annuncia una “ulteriore intensificazione del dispositivo di controllo di retro valico in funzione di contrasto agli ingressi irregolari in territorio nazionale”, a causa del “progressivo allentamento delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 nei Paesi attraversati dalla ‘rotta balcanica’”. Se nei primi sei mesi del 2020 i respingimenti sono stati 377, principalmente tra cittadini del Pakistan (144), Afghanistan (66), Marocco (47), dal primo luglio al 15 novembre si balza a 863. Per la maggior parte pakistani (395), afghani (246), bangladesi (97), turchi (30), eritrei (27).