Una nera striscia d’asfalto lunga centocinquantuno chilometri che taglia in due l’Amazzonia e mina l’ecosistema, devasta flora e fauna, manomette le risorse acquifere, infligge l’ennesima ferita al grande polmone verde ed ai suoi abitanti: ecco l’ultima follia di Jair Bolsonaro, al capo di un governo che anche quest’anno registra il più alto tasso di deforestazione del 2010. Il Presidente del Brasile vuole ora la costruzione di una nuova arteria “transoceanica”, ovvero una diramazione dell’autostrada BR-364 tra il Brasile ed il Perù. Progetto estremamente costoso in termini ambientali, che già solleva numerose critiche: si temono conseguenze catastrofiche per l’Amazzonia, già duramente colpita da una massiccia deforestazione. Un rapporto pubblicato da Estado de São Paulo descrive uno scenario apocalittico, con piante rase al suolo, animali in fuga, sconvolgimenti degli equilibri geologici. Particolarmente gravi i danni previsti per i corsi d’acqua: la strada attraverserebbe una delle più importanti fonti idriche del bacino amazzonico, comportando il prosciugamento delle sorgenti sotterranee.
Un coro di proteste si sollevata da associazioni ecologiste e almeno tre intere tribù indigene, Nukini, Jaminawa e Popyanawa, messe in allarme dal progetto che finirà col distruggere il loro habitat e metterà a secco i loro villaggi. “Ciò di cui abbiamo bisogno è lasciare la foresta in piedi”, dichiara il leader indigeno Luis Puwe Puyanawa. L’autostrada segherebbe il cuore del parco naturale de La Serra, una delle regioni più ricche di biodiversità con 139 specie di mammiferi ed oltre 400 uccelli.