L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) delle Nazioni Unite ha comunicato che l’Iran ha intenzione di arricchire l’uranio fino al 20% nel proprio impianto nucleare sotterraneo di Fordow. La preoccupazione è che questa mossa possa rappresentare un passo in avanti verso un “livello da armamenti” nel programma nucleare, violando l’accordo nucleare iraniano. La IAEA ha dichiarato che “l’Iran ha preso tale decisione dopo che ha sospeso l’accesso garantito all’Onu per condurre ispezioni nei propri siti nucleari”.
Dall’8 maggio 2018, giorno in cui Trump ha ritirato il proprio Paese dal JCPOA, sono note le tensioni tra Iran e Stati Uniti. Sono state messe in atto sanzioni severe contro l’Iran secondo la “politica di massima pressione” statunitense, le quali sono culminate il 3 gennaio 2020, giorno dell’uccisione del generale a capo della Quds Force iraniana, Qassem Soleimani. In vista del suo primo anniversario infatti, l’Iran continua a minacciare una ritorsione: il 31 dicembre sono stati accusati 45 agenti legati agli Usa di coinvolgimento nell’assassinio del generale. Per ripicca gli Usa, il 10 dicembre hanno sorvolato la regione e il 21 hanno inviato un sottomarino e due navi da guerra nelle acque del Golfo arabo. Dal ritiro statunitense, l’Iran ha ripreso l’arricchimento di uranio agli impianti di Fordow raggiungendo il 4,5%, nonostante l’accordo sul nucleare prevedesse il limite del 3,67%. Secondo alcuni esperti, Teheran ha accumulato scorte di uranio sufficienti per almeno due armi nucleari.