Almeno 70 persone sono rimaste uccise in attacchi simultanei in due villaggi in Niger, Tchombangou e Zaroumdareye, vicino al confine con il Mali. 49 persone sono state uccise e 17 ferite nel primo villaggio, mentre altre 30 sono morte nel secondo. Una strage che avviene proprio a ridosso delle elezioni. In questi giorni, infatti la Commissione elettorale nazionale ha ufficializzato i risultati delle presidenziali del 27 dicembre: Mohamed Bazoum, ex premier e braccio destro del presidente uscente Mohamadou Issoufou ha vinto con il 39,33% dei voti. Però ci sarà un ballottaggio a febbraio. L’attacco, riportato dall’agenzia Reuters in seguito a segnalazioni di fonti della sicurezza interna in Niger, è stato confermato dal ministero dell’Interno di Niamey. Non c’è ancora nessuna rivendicazione ma si ipotizza la responsabilità delle milizie vicine ad Al Qaeda.
Bazoum a febbraio sfiderà l’ex presidente Mahamane Ousmane, candidato dell’opposizione, che ha ottenuti il 16,9% delle preferenze. L’ex premier rivendica i miglioramenti degli ultimi anni, dall’aumento delle infrastrutture alla maggiore sicurezza, fino alla crescita costante del Pil. Le opposizioni, invece puntano il dito denunciando meno libertà individuali e l’indebolimento dell’istruzione. Secondo le Nazioni Unite, Il Niger è uno dei paesi più a rischio per quel che riguarda lo sviluppo economico e le libertà civili. I suoi territori sono di centrale importanza nello snodo per le migrazioni, un crocevia di incontri di etnie diverse.