Pfizer, GlaxoSmithKline Plc (GSK), Sanofi e altre case farmaceutiche hanno aumentato i prezzi di oltre 300 farmaci di largo consumo, a partire dal primo gennaio, di circa il +5-6%. È quanto riportato da Reuters su dati tracciati dall’agenzia di ricerca settoriale 3 Axis Advisors, secondo cui la decisione sarebbe stata necessaria. Motivo? Il calo della domanda per determinate categorie farmacologiche e il ridotto numero di visite domiciliari compiute dai medici, causa Covid.
Sebbene Pfizer e Sanofi, interessate in prima linea nella ricerca di un vaccino anti Covid, non hanno mai superato una soglia d’aumento del 5%, la questione è di rilevanza mondiale. La maggiorazione coinvolge un grande quantitativo di farmaci, molto diffusi e comprati soprattutto negli Stati Uniti. Si tratterebbe di un mercato da oltre 650 milioni di dollari di vendite registrato nel 2019 che subirebbe un sostanziale aumento. Nonostante a partire dal 2015 l’aumento dei costi dei medicinali sia rallentato sostanzialmente, già solo nel 2020 le case farmaceutiche avevano deciso di alzare i prezzi di oltre 860 tipologie di farmaci del 5% circa.
Pfizer è uno dei marchi che maggiormente ha deciso di modificare i prezzi del proprio “listino”, ritoccando, ad esempio, il costo di molti medicinali oncologici, oltre che del diffusissimo Xeljanz, farmaco per la cura dell’artrite reumatoide. In totale, tirando le somme, Pfizer conta di alzare i costi di oltre 60 farmaci in catalogo fra lo 0,5% e il 5%.