Come spesso capita per le crisi, e quella da Covid-19 non è da meno, il genere ad essere più colpito è quello femminile ed accade in tutte le regioni d’Italia. Violenza domestica, cura dei malati, gestione dei figli senza scuola e perdita del lavoro, soprattutto quello precario (a prevalenza femminile). Statistiche definitive ancora non ci sono. Uno studio dell’Istituto Toniolo ha misurato che il 52,5% delle donne vive un peggioramento netto delle proprie condizioni di vita, contro un 45,2% degli uomini. Pandemia e lockdown hanno accentuato e accelerato situazioni pre-esistenti: la realtà italiana era già problematica prima del Covid-19, per quel che riguarda la condizione femminile.
Sulla base delle chiamate al numero verde 1522 del Dipartimento per le Pari Opportunità, dedicato alla violenza sulle donne e allo stalking, l’Istat ha calcolato che tra marzo ed ottobre 2020 le richieste di aiuto sono state 23.071 delle quali 10.577 per casi violenti. I numeri indicano un aumento nelle chiamate del 71,7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le telefonate per informazioni ai Centri antiviolenza sono aumentate del 65,7%.
Come se non bastasse, una ricerca pubblicata dalla Fondazione studi consulenti del lavoro ha calcolato che tra il secondo trimestre 2019 e quello del 2020, su 841.000 posti persi il 55,9% fosse occupato da manodopera femminile. Particolarmente colpite sono state le lavoratrici con un contratto a tempo determinato, che in quasi 330 mila casi hanno perso l’occupazione, e quelle autonome.