Capita spesso di vedere in lontananza, o passandoci accanto, roghi apparentemente incontrollati, che generano un denso fumo nero. Le stime riferiscono che potrebbe essere bruciato in questo modo fino a un miliardo di tonnellate di rifiuti ogni anno nel mondo. Si tratta di quasi la metà di tutti i rifiuti solidi urbani generati sulla Terra. L’impatto di un fenomeno di questo tipo sulla salute umana e sull’ambiente è molto alto. Soprattutto per le centinaia di milioni di persone che vivono nelle parti più povere del mondo dove bruciare i rifiuti all’aperto è il metodo principale del trattamento dei rifiuti.
Gli incendi incontrollati dei rifiuti bruciano a temperature molto più basse e varie, il che significa che la combustione avviene in fasi diverse. In questo modo, il rilascio delle sostanze nocive avviene con una certa continuità e ne crea di nuove man mano che le molecole vengono decomposte e riformate nelle fiamme. Queste particelle possono persistere nell’ambiente per anni e nel corpo umano forse per un decennio o più. Se questo accadde meno nei paesi ad alto reddito, dove l’incenerimento dei rifiuti avviene in impianti adeguati, in altri più poveri è pratica meno comune. Ad esempio, dare fuoco ai cavi elettrici per bruciarne l’isolamento e ricavarne il rame è un metodo molto più rapido e semplice rispetto alla rimozione manuale.