Molti lavoratori marocchini sono bloccati a Ceuta dall’emergenza pandemica e dalle misure di sicurezza delle autorità frontaliere. Recentemente, due uomini hanno rischiato di morire assiderati o di annegare pur di rientrare nel Paese d’origine. Il governo spagnolo ha reso insormontabile il muro di ferro, l’unica soluzione per superarlo è via mare. I due, nonostante le barriere lunghe circa 10 metri e il mare in tempesta, sono riuscite a bypassarle prima che la polizia doganale li catturasse.
Dal 13 marzo scorso il fenomeno migratorio è stato letteralmente stravolto dal Covid-19: a Ceuta non entra più nessuno e i governi di Madrid e Rabat hanno deciso di sigillare il varco frontaliero di Tarajal II. A maggio, alcune donne che si erano recate a Ceuta per lavorare come colf o badanti, sono state liberate con i loro rispettivi bambini. Ciò nonostante, sono ancora 1.200 i nordafricani bloccati lì. “All’inizio tutti i marocchini presenti a Ceuta sono stati messi in quarantena su una nave inutilizzata – spiega Mj Reduan, membro dell’associazione Digmun Ceuta e segretario generale del sindacato Cgt -. Al momento a bordo della nave ci sono le persone positive al Covid o soggette alla quarantena. Una volta fuori queste persone sono abbandonate al loro destino. Se non fosse stato per la parte sana della popolazione di Ceuta che hanno messo a disposizione le loro case, garage, depositi di proprietà etc, molti di loro sarebbero morti”.