La Costa Rica ha un piano per salvare l’ecosistema della barriera corallina. Alla base, l’idea che mette in gioco da tre anni un team di scienziate, il “Raising Coral Costa Rica“: rimuovere pezzi di corallo dalle barriere coralline per farli crescere in un vivaio subacqueo, e da lì riesportarli nell’arco di qualche mese sulle strutture ormai scheletriche di coralli per rivitalizzarli. Protagoniste dell’operazione sono Socorro Ávila, Joanie Kleypas e Tatiana Villalobos: un team di ricercatrici disposte a discendere di volta in volta nel giardino di coralli del Golfo Dulce, nel sud della Costa Rica, per riemergere in superficie con campioni da esaminare. Forte di un’esperienza trentennale di ricerca sulle barriere coralline, Kleypas ha così collaborato con la ricercatrice aggiunta Ávila e con Villalobos, appartenente alla divisione di scienze oceaniche e d’acqua dolce dell’Università della Costa Rica: tre menti brillanti che si uniscono sia per perfezionare tecniche collaudate che per mettere in pratica idee sperimentali. Centrale è stata infine l’intuizione di Kleypas, che ha proposto di scommettere sui coralli locali, tipicamente ignorati perché incapaci di formare grandi scogliere ma che hanno il merito di sostenere alti livelli di biodiversità nonché di comportarsi in maniera analoga alle grandi barriere coralline caraibiche.
La Costa Rica, Paese che coniuga una felice posizione geografica ad investimenti lungimiranti, si presenta oggi anche come pioniere dell’energia non fossile.