La Corte suprema dell’India il 12 gennaio, ha interrotto l’implementazione delle tre leggi sull’agricoltura, approvate già dallo scorso 27 settembre dal governo. Da ormai lo scorso novembre, gli agricoltori di Nuova Delhi e non solo hanno scatenato intense proteste contro le cosiddette “leggi nere”: si sono accampati e stanno manifestando fuori da Nuova Delhi, bloccandone le vie d’accesso.
Il presidente della Corte Suprema dell’India, Sharad Arvind Bobde ha messo in discussione la validità costituzionale di queste leggi. Verrà istituito un comitato apposito per analizzare le ragioni per le quali gli agricoltori ne stanno chiedendo la revoca e per esaminare i contenuti dei testi di legge. Bobde ha aggiunto: “Proteggeremo gli agricoltori”. Il governo ha tentato varie volte di avere un confronto con i manifestanti: sono stati otto i round di negoziati organizzati tra l’esecutivo e i rappresentanti degli agricoltori per cercare una soluzione. Tuttavia, non si è giunti ad un compromesso perché entrambe le parti fermamente arroccate sulle rispettive posizioni. In base alle tre leggi di liberalizzazione, gli agricoltori potranno vendere i propri prodotti ovunque e a chiunque, non limitandone gli affari ai soli ingrossi regolati dal governo. Secondo i manifestanti, il governo smetterà di comprare prodotti agricoli a prezzi minimi garantiti e consentirà il loro sfruttamento da parte di grandi aziende private che potranno così comprare i loro raccolti a prezzi bassi.