Sta facendo molto discutere la storia di Emiliano Zappalà, ex commercialista. L’uomo, che ha perso il lavoro durante il coronavirus, si è reinventato rider, guadagna fino a 4.000 euro al mese ed è felice.
È una bufala. Anche il nome.
La storia, pubblicata da La Stampa, proviene da un articolo cartaceo del Messaggero e anch’esso contiene false informazioni. La fonte della smentita è il diretto interessato che ha risposto alle domande di Fionda.
Il nome corretto è Emanuele Zappalà e non è mai stato un commercialista. L’uomo lavora come rider da circa un anno e mezzo, non dal lockdown. I 100 km che secondo La Stampa percorre tutti i giorni in bici sono percorsi in moto e anche i guadagni, sono falsi. Zappalà percepisce circa 1600 euro mensili.
Il sindacato riders Union di Bologna ha commentato il fatto affermando che di rider felici nelle strade, non se ne vedono dalla firma del contratto collettivo, ad opera di UGL e Assodelivery. I riders bolognesi hanno aggiunto poi di conoscere un tale Emanuele Zappalà, firmatario del contratto. “Se si trattasse della stessa persona – scrivono – non ci stupirebbe la cattiva informazione fatta.”
Ora: in media un rider che fa consegne come extra, guadagna € 345 mensili; un rider a tempo pieno, invece, ne percepisce € 839. Un ciclofattorino, “percorrendo 100 km al giorno in bici”, dovrebbe lavorare fino a 400 ore al mese per ottenere gli stipendi citati nella fake news in questione.