Dopo l’uscita di Italia Viva dal governo, che ha innescato la crisi politica, Giuseppe Conte è riuscito a ottenere la fiducia alla Camera e al Senato. Tuttavia, Conte al Senato ha ottenuto 156 voti: non ha raggiunto la maggioranza assoluta di 161 voti, considerata soglia minima per governare con tranquillità. Una maggioranza così risicata rischia di rimandare la crisi, oltre a porre problemi nelle commissioni parlamentari. Le commissioni – previste dall’articolo 72 della Costituzione – sono fondamentali per il funzionamento del Parlamento, essendo il centro del processo legislativo. Con l’uscita di Italia Viva, la maggioranza non ha più il controllo di importanti commissioni parlamentari al Senato. Non essendo autosufficiente nelle commissioni, ha bisogno di voti esterni. Se Italia Viva dovesse votare con l’opposizione, al Senato la maggioranza sarebbe in vantaggio solo in 3 commissioni su 14 (Finanze, Agricoltura e Lavoro) e alla Camera in 8. Nelle commissioni relative al Bilancio e agli Affari costituzionali al Senato, dove transiteranno il Recovery Plan e la legge elettorale proporzionale, si potrebbe ottenere il “pareggio” (che equivale a una bocciatura).
Per evitare la crisi, Conte deve riuscire ad allargare la maggioranza. Italia Viva – che nel voto di ieri si è astenuta – non sembra intenzionata a riaprire le trattative. Il centrodestra più moderato (UDC, Forza Italia, Cambiamo!) al momento nega di voler sostenere il governo. Attualmente, è in corso il vertice di maggioranza con leader e capi delegazione, presieduto da Conte.