Un’importante sentenza del tribunale di Roma ha stabilito che il meccanismo delle ‘riammissioni a catena’ dei migranti della rotta balcanica è illegale. Che significa? Tutto è cominciato dal caso di un cittadino pakistano, fuggito dal suo paese in seguito a persecuzioni subite per il proprio orientamento sessuale. L’uomo, richiedente asilo in Italia, è stato respinto nel luglio del 2020 dall’Italia alla Slovenia, da qui in Croazia e quindi in Bosnia. È il meccanismo che si definisce di “riammissioni a catena”. Tuttavia l’ordinanza emanata, datata 18 gennaio, dice che: “Ha diritto a fare immediato ingresso in Italia, in applicazione dell’articolo 10 della nostra Costituzione, per poter chiedere asilo, il cittadino straniero illegalmente riammesso in Slovenia e poi in Bosnia sulla base dell’accordo Italia-Slovenia da considerarsi in palese violazione delle norme internazionali, europee e interne”.
La sentenza reputa di fatto illegali le riammissioni praticate dalla primavera del 2020 dei migranti della rotta balcanica arrivati nel Friuli Venezia Giulia dalla Slovenia. È la prima tappa dei respingimenti a catena che si concludono nel cantone bosniaco dove si sta assistendo ad una grossa crisi umanitaria. Le persone respinte non sanno cosa sta avvenendo nei loro confronti, non ricevono alcun provvedimento amministrativo scritto e per questo non hanno possibilità di contestare ciò che subiscono. La notizia è stata divulgata dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, che ha assistito nel ricorso il cittadino pakistano richiedente asilo.