Facebook ha deciso di collaborare con l’Fbi, aiutando gli investigatori ad identificare ed incriminare i rivoltosi di Capitol Hill. Uno studio della George Washington University, infatti, ha dimostrato che il 78% delle 92 persone già sotto indagine ha usato le app di messaggistica dei social, Facebook su tutte.
I dati della George Washington University dicono anche che il 38% degli indagati ha ripubblicato i post di un individuo successivamente incriminato: tal Christopher M. Kelly, residente a New York e denunciato proprio da uno dei suoi contatti Facebook. Per identificarlo, l’Fbi ha chiesto a Facebook di avere accesso ai suoi messaggi privati, all’indirizzo Ip, alla mail collegata all’account e al suo numero di telefono. Il social ha accettato. Tra i dati forniti ci sono persino i messaggi privati scambiati tra Kelly ed altri utenti, che stanno aiutando ad identificare le altre persone coinvolte. Attraverso la sequenza dei messaggi e le foto postate in diretta, si stanno perfino ricostruendo i movimenti dell’uomo all’interno del Congresso.
La cronologia dell’Ip, invece, permette agli investigatori di ricostruire le tappe del suo viaggio: utile per identificare eventuali fiancheggiatori. Kelly è partito da New York ed ha dormito a Silver Spring, Maryland, non lontano da Washington. Ora si sta cercando di capire se anche le persone che lo hanno ospitato sono coinvolte nella rivolta.