Chattare con le persone morte non è più fantascienza. L’azienda Microsoft ha recentemente brevettato un’applicazione che renderebbe possibile estendere il contatto con le persone defunte servendosi di un particolare espediente tecnologico, i cui dettagli non sono ancora noti al grande pubblico. L’idea è di sfruttare i dati diffusi online da una determinata persona (foto, video, messaggi vocali) per allestire un chatbot, ossia un software che simula la conversazione di un essere umano. Le implicazioni del brevetto, scovato dal quotidiano The Indipendent, sono molteplici: l’applicazione permetterebbe ad esempio di creare chatbot non solo di defunti ma anche di persone vive e personaggi di fantasia. Condizione necessaria resta il poter disporre di sufficienti informazioni per personalizzare il software affinché aderisca il più possibile ad un modello realistico; un’ulteriore opzione consentirebbe persino di associare una rappresentazione visiva 3D al fine di implementare ulteriormente il coinvolgimento virtuale.
La digitalizzazione della coscienza è una tematica di indubbio interesse, che ha solleticato la fantasia di non pochi autori ed è stata declinata in numerose rivisitazioni letterarie, televisive e cinematografiche. I progressi della scienza rendono molti prodotti di fantasia la nostra nuova realtà: si pensi al progetto Blue Brain, avviato nel 2005 per ricostruire il funzionamento del cervello umano a partire da quello di un topo, o al progetto Neuralink, promosso da Elon Musk per collegare ai computer l’attività celebrale.