Delta Airlines, una delle più grandi compagnie aree americane, sperimenterà l’imbarco tramite riconoscimento facciale per i voli in partenza dell’aeroporto di Detroit. I dati biometrici saranno spediti in tempo reale a un’agenzia governativa, i cui algoritmi verificheranno l’identità del viaggiatore e il titolo di viaggio. L’imbarco con riconoscimento facciale sarà facoltativo, rimarrà la possibilità del ceck-in tradizionale con i documenti. Tuttavia l’uso di questa possibilità permetterà di evitare la fila e – come spiegato dalla Delta nel comunicato ufficale – di avere “un’esperienza senza contatto fisico” in tempo di pandemia.
Presupposti invitanti che rischiano di far passare in secondo piano i rischi di questa tecnologia. Il riconoscimento facciale raccoglie e traccia dati biometrici sensibili – caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali – attraverso l’immagine della persona da identificare. Ma non solo, la ricerca è in stato avanzato per quanto riguarda l’identificazione di gusti, orientamento sessuale (una ricerca inglese ha dimostrato che i più avanzati sistemi di intelligenza artificiale possono identificarlo con una precisione dell’81%), classe sociale, ed altre informazioni strettamente private quanto preziose per il marketing personalizzato. Senza considerare i rischi di possibili fughe o furti di dati sensibili, fortuiti o legati ad attacchi hacker. Inutile sottolineare come la raccolta di questi dati da parte di un’azienda privata, che poi li trasmetterà ad una agenzia governativa, ponga nuovi e urgenti interrogativi sulla privacy e i diritti dei cittadini.