Il centro di accoglienza di Pournara a Cipro è al collasso, con oltre 1.600 richiedenti asilo stipati in un campo progettato per ospitarne al massimo 700. Qui l’emergenza Covid ha quasi del tutto interrotto l’analisi delle pratiche dei migranti e, seppur ormai ad un anno di distanza, le autorità cipriote non riescono a ristabilire la normalità. Il risultato è che molti richiedenti asilo vivono nel campo da diversi mesi, nonostante quella di Poumara sia una struttura di “prima istanza”, dove in teoria i richiedenti asilo dovrebbero essere identificati e trasferiti entro tre giorni. Un campo che quini non è minimamente preparato per garantire agli ospiti standard compatibili con il rispetto dei diritti umani basilari, con pochi servizi igienici e tende esposte al fango e al freddo dell’inverno. Ragioni che nei giorni scorsi hanno spinto i migranti ad inscenare una protesta, denunciando il fatto di essere di fatto detenuti illegalmente senza possibilità di lasciare il campo nemmeno eventualmente per tornare indietro.
La situazione verificatasi a Cipro ricorda da vicino quella che si vive da mesi nell’enclave spagnola in terra marocchina Ceuta, dove almeno 1200 nordafricani vivono senza poter uscire neppure per tornare a casa dall’inizio della pandemia, e recentemente due uomini hanno rischiato di annegare cercando di aggirare via mare la barriera alta 12 metri costruita dalle autorità spagnole attorno al campo.