Far fronte alla crisi del petrolio puntando a conquistare il mercato delle rinnovabili, a partire dall’eolico. Sembra essere questo il piano delle Big Oil, le principali multinazionali degli idrocarburi. Negli ultimi mesi la tendenza si è rafforzata e le principali aziende petrolifere mondiali stanno entrando in un mercato fino ad oggi animato da aziende di settore, di dimensioni e capacita finanziarie troppo piccole per competere negli appalti pubblici contro i colossi petroliferi. La britannica BP si è aggiudicata la costruzione di due giganteschi parchi eolici nel Mare d’Irlanda offrendo una cifra 15 volte superiore a quanto pagato in passato per simili accordi. Lo stesso hanno fatto la Shell nei Paesi Bassi e la francese Total nei mari del Regno Unito, gli stessi dove è entrata nel mercato anche l’italiana Eni con un accordo per la costruzione di 190 turbine siglato a dicembre.
Il motivo di questa corsa all’eolico è presto detto. La pandemia ha fatto crollare i prezzi del petrolio, ma gli analisti non pensano che il mercato tornerà mai ai livelli precedenti. Gli obiettivi climatici e le nuove tecnologie rendono la crisi sistemica e le aziende devono reinventarsi. Le azioni della Shell sono passate da 26 a 15 € nell’ultimo anno, quelle della Total da 50 a 34 €, quelle dell’Eni da 14 a 8,5 €. Per le multinazionali del petrolio riconvertirsi all’energia pulita è una questione di sopravvivenza.