L’Unione Europea ha fornito corsi di formazione sul “controllo della folla” alle unità di polizia della Birmania, le stesse che stanno reprimendo le manifestazioni popolari contro il colpo di stato dell’1 febbraio, a rivelarlo è un’inchiesta pubblicata dal quotidiano britannico The Guardian. Secondo quanto rivelato, unità di polizie europee hanno cooperato con gli omologhi birmani allo sviluppo di “un manuale di tecniche di controllo della folla come parte di un più ampio programma di sostegno dell’UE chiamato Mypol e avviato nel 2012″. L’inchiesta specifica che alcune delle unità formate dalla Ue sono tra quelle accusate della violenza contro i manifestanti, attraverso l’uso di idranti e proiettili di gomma.
Ovvio l’imbarazzo provocato a Bruxelles dalla notizia, visto che proprio il “controllo della folla” appare evidentemente il capitolo centrale del manuale di polizia attuato in questi giorni in Birmania per contrastare le proteste. Fonti Ue hanno precisato che la formazione è stata immediatamente sospesa dopo il golpe e che, ad ogni modo, la cooperazione era stata incentrata solo sulla condivisione di tecniche difensive a causa delle preoccupazioni su possibili violazioni dei diritti umani. Ma, se è vero che al momento della formazione la Birmania era un paese democratico, è tuttavia noto da tempo che le sue forze dell’ordine erano sospettate di mire golpiste. Un motivo che avrebbe dovuto certamente spingere l’Ue a maggiore prudenza.