La ricerca è appena agli inizi e difficilmente sarà completa prima di una decina d’anni, ma la battaglia per la realizzazione delle reti internet 6G è già entrata nel vivo. Dal punto di vista tecnico la rete 6G dovrebbe essere quella che azzererà i tempi di latenza con velocità di connessione da 1 TeraByte (Tb) al secondo. Ma i dettagli tecnici non bastano a rendere l’idea dei cambiamenti che il 6G porterà, che i ricercatori sintetizzano nella fusione definitiva del digitale con il mondo fisico. Lo smartphone sarà oggetto d’antiquariato sostituito da una sorta di alter ego digitale.
Dal punto di vista politico si tratta dell’innovazione che potrà rendere del tutto attuabile l’idea di smart city: metropoli organizzate completamente tramite l’analisi dei dati in tempo reale, dal punto di vista urbanistico, sociale ed economico. Per questo i paesi che sapranno guidare la rivoluzione tramite le loro aziende hi-tech potrebbero avere grande guadagno competitivo e ampio accesso a dati dei paesi dove istalleranno le reti. Non sorprende quindi che lo sviluppo del 6G sia già questione geopolitica: la Cina ha già avviato la sperimentazione, gli Usa – determinati a non rimanere indietro come in parte accaduto con il 5G – hanno creato una coalizione di imprese per la ricerca che comprende tra gli altri Apple e Google, mentre anche l’Ue cerca di competere.