Nel mese di novembre in India si registravano i numeri più alti al mondo, con centomila nuovi positivi e un migliaio di morti ogni giorno. Poi la lenta e inesorabile discesa, oggi si contando circa diecimila nuovi casi di Covid al giorno, in un paese di 1,3 miliardi di abitanti sono numeri trascurabili. Le misure anti-contagio indiane non sono particolarmente severe: nessun lockdown da maggio, limitazioni agli spostamenti solo in alcune regioni più colpite, il tutto in una nazione dove milioni di persone vivono in baraccopoli malsane, prive di ogni possibilità di distanziamento.
Dati sui quali la comunità scientifica si sta interrogando, ma ancora senza risposta. Alcuni studi cercano la risposta nell’età media della nazione: solo il 6% degli indiani ha più di 65 anni e il virus aggredisce principalmente le persone anziane. Un’altra possibilità è il clima caldo e umido che contribuirebbe a frenare il virus, ma in India ci sono enormi regioni dove in febbraio il termometro sta poco sopra lo zero. Allora un’altra possibilità si è fetta strada, espressa da un articolo uscito sul Financial Times: non è che l’India abbia raggiunto l’immunità di gregge? In alcune grandi città, come Delhi e Mumbai, indagini sierologiche a campione hanno stimato che più della metà dei residenti è stata esposta al virus. Un’analisi simile condotta nello stato del Karnataka ha stimato che nell’agosto 2020 già il 47% della popolazione era stata contagiata. Dati che fanno pensare che l’India sia ormai sulla via dell’immunità nazionale.