Durante la guerra fredda, gli Stati Uniti hanno disseminato centinaia di bombe nucleari sul territorio europeo per “difendere” il continente da un eventuale attacco sovietico. Ad oggi, le testate sono ridotte a 100 e molte basi sono scomparse. La situazione italiana non è però migliorata. L’Italia è l’unico paese con non una, ma due basi ospitanti bombe nucleari americane ed è il paese europeo che ne ospita il maggior numero: ben 35.
Le 100 bombe nucleari americane B61 presenti attualmente in Europa sono distribuite in 6 basi nucleari. Due si trovano in Italia, le restanti sono distribuite tra Belgio, Olanda, Germania e Turchia. Aviano, che ospita 20 testate, è una base americana, mentre Ghedi, che ne ospita 15, è una base dell’Aeronautica militare italiana. Nonostante il consenso europeo sulla necessità di un immediato disarmo nucleare, la politica italiana degli ultimi anni non ha fatto nessun passo avanti verso la rimozione di queste bombe. Anzi, ne aspetta degli esemplari nuovi: le bombe B61-12, più facili da usare e quindi ancora più pericolose. L’Italia non ha nemmeno aderito al recente trattato TPNW (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons). In un recente intervento, il ministro degli Affari Esteri, Luigi di Maio, ha sottolineato l’importanza di affrontare il disarmo «realisticamente», cioè in un non meglio specificato «percorso a tappe» che «tenga conto delle esigenze di sicurezza e stabilità del paese».