L’allevamento di salmone nuoce all’ecosistema marino e comporta perdite da miliardi di dollari l’anno. Secondo il rapporto condotto da Just Economics intitolato Dead Loss, a livello globale, i costi sono ammontati a quasi 50 miliardi di dollari dal 2013. Il primo problema di questo tipo di pescicoltura, è l’alto tasso di mortalità. Questo infatti – solo negli allevamenti scozzesi – è passato dal 3% nel 2002 a circa il 13,5% nel 2019. Le cause? Inquinamento e parassiti. Circa un quinto dei decessi infatti, è causato dalle infestazioni di pidocchi di mare, i quali si nutrono di pelle e muco di salmone, mangiando letteralmente il pesce vivo.
L’altro grande problema, è l’enorme quantità di pesce selvatico utilizzato per la produzione di mangime. Circa 18 milioni di tonnellate di pesce selvatico all’anno, viene utilizzato per produrre farina di pesce e olio di pesce, di cui circa il 70% è destinato proprio agli allevamenti ittici. Pratica che si ripercuote su molte specie marine. Come le sardine dell’Africa occidentale, attualmente a rischio estinzione. Secondo Dead Loss, l’alternativa al pescato sarebbe l’olio di alga – anche questo fonte di Omega 3 per i pesci di allevamento – che renderebbe la pescicoltura una pratica più sostenibile. Pare però non ci sia alcuna volontà di cambiamento da parte dei grandi allevatori di salmone – come Norvegia e Scozia – i quali prevedono di aumentare ancora di più la produzione a causa della crescente domanda dei consumatori.