Mentre il mondo continua a concentrarsi sull’ancora inattivo nucleare iraniano, nulla trapela sull’allargamento dell’impianto nucleare israeliano di Dimona. Lo stabilimento è posto nel deserto del Negev ed è il luogo dove storicamente lo stato ebraico realizza il materiale fissile per il suo arsenale nucleare. Nuove costruzioni sono evidenti nelle nuove immagini satellitari pubblicate giovedì dall’International Panel on Fissile Material (IPFM), un gruppo di esperti indipendenti.
Israele si sta rivelando il paese più rigoroso nel negare all’Iran la possibilità di fare ricerca nucleare, schierandosi apertamente contro l’accordo tra Ue, Usa e Iran. Tuttavia per quanto riguarda i propri piani nucleari lo stato israeliano nega qualsiasi tipo di trasparenza. Sui lavori alla centrale di Dimona nessuna autorità ha rilasciato dichiarazioni, una condotta in linea con la politica di deliberata ambiguità sul suo arsenale nucleare che storicamente Israele persegue, non confermando né negando la sua esistenza. La Federation of American Scientists stima che Israele abbia circa 90 testate nucleari, ma l’esistenza di nessuna di queste è mai stata ammessa.
Il reattore di Dimona venne costruito negli anni ’50 con l’aiuto clandestino del governo francese e la città è stata a lungo abitata da 2.500 cittadini francesi sotto copertura. A rivelare l’esistenza del sito e i segreti del programma nucleare israeliano fu nel 1986 l’ex tecnico Mordechai Vanunu, che per questo è stato condannato a 18 anni di carcere.