Enormi chiazze di greggio stanno inquinando le acque e le spiagge di Israele, in quello che le autorità hanno definito il peggior disastro ambientale avvenuto nel paese mediorientale negli ultimi dieci anni. Ben 170 chilometri di costa – su un totale di 190 – sono attualmente devastati dal petrolio. Questo si è diffuso da nord a sud, andando a toccare anche l’area della Riserva Naturale di Gador, dove sono stati avvistati pesci, tartarughe e altri animali marini ricoperti di catrame. Problemi sanitari anche per molti volontari accorsi per cercare di salvare pesci e cetacei contaminati.
Il governo israeliano ha istituito una riunione di emergenza, per decidere come agire e limitare il danno, mentre le cause del disastro ambientale sono ancora incerte. Potrebbe essere state generato da una perdita di greggio di una petroliera che, durante una tempesta, lo scorso 11 febbraio viaggiava a 50 chilometri dalla costa. La bandiera battente della petroliera in questione non è però stata resa nota. Gli investigatori stanno usando immagini satellitari per restringere la ricerca, monitorando diverse possibili navi colpevoli. Secondo alcune ricostruzioni è possibile che il Paese abbia già un’idea precisa su chi sia il responsabile, ma eviti l’annuncio per “sensibilità diplomatiche o aziendali”. Ipotesi rafforzata dall’iniziativa di un giudice israeliano, che ha emesso un ordine di silenzio sulle informazioni relative alle indagini, compresi i dettagli che potrebbero identificare i sospetti.