Molti conti correnti di Iraniani residenti in Italia sono stati misteriosamente chiusi. Per lo più le banche coinvolte – Intesa San Paolo, UniCredit, ING Direct Bank – non hanno voluto dare spiegazioni. In alcuni casi, però, hanno ammesso di essere state forzate, “dall’alto,” a chiudere i conti. Mancano prove ufficiali, ma il fatto che le chiusure siano iniziate parallelamente alle sanzioni americane contro l’Iran è quantomeno una coincidenza sospetta.
Da un giorno all’altro, molti Iraniani residenti in Italia, di cui Internazionale ha raccolto le testimonianze, si sono ritrovati senza denaro. Spesso con molto ritardo, hanno ricevuto lettere dalle loro banche che comunicavano la chiusura unilaterale dei conti, solitamente senza alcuna spiegazione. Una banca si è aggrappata alle norme anti-riciclaggio: l’Iran è considerato un paese con “deficienze strategiche” nel sistema di controlli sul riciclaggio e questo potrebbe motivare le chiusure dei conti. L’ipotesi più probabile resta comunque che l’Italia stia seguendo le sanzioni a suo tempo imposte dall’amministrazione Trump. Secondo la normativa europea, agli stati membri non è permesso rispettare le sanzioni statunitensi non avallate ufficialmente dalle Ue. È però un fatto che gli USA, minacciando multe e bloccando l’accesso al mercato statunitense, sono un potente fattore coercitivo. Secondo EuroNews, già nel 2012 ING dovette pagare una multa di 5 milioni di euro per aver violato le sanzioni statunitensi contro Cuba e Iran. Possibile che questa volta abbia deciso di non correre rischi.