Le principali aziende brasiliane di lavorazione delle carne – JBS, Marfrig e Minerva – sarebbero collegate agli incendi che hanno devastato la regione brasiliana del Pantanal. Per questo motivo, lo scorso anno, la zona umida più grande al mondo si è ridotta di circa il 30%. È quanto è emerso dalla nuova indagine di Greenpeace “Foreste al Macello III – Il caso Pantanal“. L’organizzazione ambientalista, in particolare, ha identificato 14 stabilimenti di proprietà di queste aziende che, a loro volta, commercializzano carne e derivati a livello globale. Dai 14 impianti in questione, tra gennaio 2019 ed ottobre 2020, è stato esportato oltre mezzo milione di tonnellate di carne. Hong Kong (22%), Cina (21%), Unione europea più Regno Unito (8%) e USA (1%) sono state le principali destinazioni. L’Italia, con oltre 17 mila tonnellate importate, si è affermata come il principale importatore di carne brasiliana dell’Ue e il sesto a livello mondiale. Sono stati, inoltre, identificati collegamenti commerciali diretti tra questi stabilimenti e multinazionali quali Nestlé, Burger King e McDonald’s.
Il Pantanal è la più grande zona umida del mondo, una vasta pianura alluvionale soggetta a periodiche inondazioni. Come ogni altra zona umida del pianeta è ricca di biodiversità e, in particolare, di specie endemiche a rischio estinzione. Ambienti tanto importanti quanto fragili e soggetti agli impatti antropici. Nonostante sia trascorso mezzo secolo dall’istituzione del trattato finalizzato alla loro protezione – la Convenzione di Ramsar – queste aree stanno scomparendo tre volte più velocemente delle foreste.