Due coniugi di Correggio escono di casa durante il coprifuoco, i carabinieri li fermano e loro presentano una autocertificazione fasulla, c’è scritto che la donna deve fare delle analisi all’ospedale, ma non è vero, sono fuori per una passeggiata. Scattano multa e denuncia penale per il reato di “falso ideologico in atto pubblico”. Ma al processo il giudice di Reggio Emilia li assolve perché “il fatto non costituisce reato”. Non solo: il magistrato sancisce anche l’illegittimità del DPCM dell’8 marzo del 2020 che autorizzava le persone a uscire di casa solo “per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, spostamenti per motivi di salute”. Secondo il giudice non è costituzionale imporre a tutti i cittadini il coprifuoco, neanche in presenza di un’emergenza sanitaria. L’obbligo di permanenza domiciliare – stabilisce il giudice – è una sanzione penale che può essere decisa dal magistrato per singole persone “per alcuni reati, e soltanto all’esito del giudizio”. Anche perché, spiega il giudice, l’art. 13 della Costituzione prescrive che le limitazioni alla libertà possono essere solo un «provvedimento individuale, diretto dunque nei confronti di uno specifico soggetto».
Importante: la sentenza non dichiara incostituzionali i DPCM, né tantomeno li fa decadere: sono decisioni che solo la Corte Costituzionale può assumere. La sentenza riguarda solo i due coniugi in questione, nulla toglie che presso altri tribunali, altri giudici potrebbero valutare differentemente la stessa condotta.