La pesca irresponsabile, l’accumulo di rifiuti, l’inquinamento e i cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio l’intero ecosistema del Mar Adriatico. Insieme al confinate Mar Ionio, l’Adriatico ospita la metà delle specie marine dell’intero Mar Mediterraneo. Con oltre il 50% della produzione ittica nazionale è il principale bacino di pesca italiano e di conseguenza il più sfruttato a un ritmo tale che non consente la riproduzione e quindi il recupero delle popolazioni marine. Anche dal punto di vista industriale la situazione è preoccupante: a causa delle trivellazioni effettuate per gli impianti petroliferi e del gas si aggiunge un enorme accumulo di rifiuti. Di questi ultimi, secondo le stime del progetto ML-REPAIR, alla fine del 2019 ne sono state raccolte più di 14 tonnellate di cui il 33% del peso totale è costituito da materiale di uso comune come bottiglie, buste di plastica, lattine e imballaggi alimentari. Ulteriore danno proviene dalle attività di pesca commerciale e da quelle legate alla navigazione
I materiali plastici contribuiscono alla quasi totale estinzione di molte specie come la Foca Monachus Mediterranea, ad oggi si contano poco più di 700 esemplari rimasti, la Pinna Nobilis, un grande mollusco filtratore, la Patella Ferruginea, ormai quasi scomparsa e la Posidonia Oceanica, una pianta acquatica importantissima per la salute dell’ecosistema marino a tal punto che la sua presenza è il principale bioindicatore della qualità delle acque marine costiere.