L’Amazzonia produce più emissioni di quante ne riesca ad assorbire, contribuendo, di fatto, al riscaldamento globale. Lo ha dimostrato un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Forest and Global Change. I ricercatori hanno evidenziato che se si considerano tutti i gas serra, e non solo l’anidride carbonica, la foresta pluviale più grande al mondo genera più emissioni di quante ne catturi. Da ‘polmone verde’ del pianeta a ‘contributore netto‘ di gas serra, quindi. E la causa va, ancora una volta, ricercata nelle attività antropiche. La bonifica delle zone umide, ad esempio, aumenta le emissioni di protossido di azoto. Gli incendi rilasciano piccole particelle di fuliggine che assorbono la luce solare ed aumentano il calore. La deforestazione può alterare l’andamento delle piogge. Inondazioni regolari e la costruzione di dighe rilasciano gas metano, così come l’allevamento di bestiame. Circa il 3,5% di tutto il metano rilasciato a livello globale, infatti, proviene proprio dal disboscamento dell’Amazzonia.
L’Amazzonia è la più estesa area di foresta pluviale tropicale del pianeta. Salvaguardarla e cambiare rotta è però ancora possibile. Secondo la ricerca, frenare la deforestazione, limitare la costruzione di dighe ed aumentare gli sforzi per riforestare, sono le priorità. Tuttavia – precisano gli scienziati – “dato l’ampio contributo di altri agenti, la continua attenzione sulla sola CO2 non permette di comprendere la reale biogeochimica di un bacino in rapida evoluzione”.