L’Italia finora ha finanziato la maggior parte della spesa per la costruzione della Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. L’82% dei 3,6 miliardi al momento sborsati deriva dall’Italia mentre solo il 18% dall’Unione Europea, che aveva promesso di stanziare il 55% dei fondi necessari alla realizzazione della tratta internazionale. La Francia, invece, ad oggi non ha praticamente partecipato al finanziamento. A renderlo noto era stato nei mesi scorsi l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Italiane, Gianfranco Battisti, durante un’audizione tenutasi al senato. Altri particolari sono arrivati dall’audizione al Senato francese di Hubert Du Mesnil, il presidente di Telt (azienda che ha il compito di realizzare l’opera), il quale nei giorni scorsi ha confermato che solo l’Italia ha garantito un finanziamento pluriennale, mentre quello francese viene stabilito di anno in anno, lo stesso che fa l’Europa che fino ad oggi ha garantito investimenti nell’opera solo fino al 2022.
Un fatto ancor più inspiegabile se si pensa che i finanziamenti fino ad oggi hanno riguardato la costruzione del tunnel di base che deve unire Saint Jean de Maurienne e Susa/Bussoleno. L’Italia, come detto, ha finanziato l’82% dei lavori, nonostante il tunnel sia situato per 45 dei 57,5 km totali in territorio francese. Inoltre i 2/3 dei lavoratori (precari) occupati nei cantieri sono francesi. L’Italia, dove ogni governo che si è succeduto negli ultimi 20 anni si è sempre affrettato a dichiarare il Tav un’opera fondamentale per lo sviluppo del paese e per creare lavoro, sta fino ad oggi spendendo un milione di euro per ogni posto di lavoro creato. Non certo un affare.