Dall’Accordo di Parigi, le 60 banche più grandi al mondo hanno finanziato i combustibili fossili per un totale di 3,8mila miliardi. È quanto è emerso da un nuovo report redatto da Rainforest Action Network. Nel complesso, nel 2020, il finanziamento è stato inferiore del 9% rispetto al 2019. Nella prima metà dello stesso anno, tuttavia, si è registrato il sostegno economico più alto alle fonti non rinnovabili rispetto a qualsiasi altro semestre dall’Accordo di Parigi. La statunitense JPMorgan Chase, con 317 miliardi di dollari destinati alle compagnie petrolifere dal 2016, si è confermata come il più grande finanziatore di combustibili fossili al mondo. Segue Citigroup, con oltre 237 miliardi di dollari a favore delle fonti energetiche inquinanti. Sebbene le banche statunitensi dominino il settore, anche i finanziamenti avanzati da quelle europee sono degni di nota. La francese BNP Paribas, ad esempio, ha fornito sostegni economici per 40,8 miliardi di dollari ai combustibili fossili nel 2020, con un aumento del 41% rispetto al 2019.
Nonostante gli avvertimenti avanzati dagli esperti, i finanziamenti per l’estrazione del carbone sono aumentati del 25% dal 2016. I finanziamenti a favore delle principali società coinvolte nell’estrazione e trasformazione delle sabbie bituminose, invece, sono diminuiti del 27% dal 2019. Un segnale positivo è l’impegno delle grandi banche mondiali a raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2050. “Queste politiche, a meno che le banche non agiscano immediatamente – precisano nel report – saranno però in gran parte prive di significato”.